Eravamo rimasti a Gatarissole.

G

Gagiàna: Sberlone. Esempio: “Basta! Arda che mòlo ‘na gagiàna…” – “Smettila! Se no ti prendi uno sberlone!” Pum! Troppo tardi.
Ghelafemo/Ghesemo: Ce la facciamo/Ci siamo. Spesso usato per indicare impazienza, in contesti sociali. Esempio: “ALORA!!!!!! Ghelafemo!?!?!” – “Ordunque, signorina! Vuole uscire da questo benedetto parcheggio, di modo che io possa parcheggiarci la mia vettura?”
Giostràr: Giostraio. Dicesi di persona schiamazzante e sopra le righe. Esempio: “Te sì ‘na giostràra!” – “Sei veramente un po’ sopra le righe!”
Goto:  Bicchiere di vino. Altrimenti è Bicièr. Esempio: “Fame un goto!!!” – “Oste, vorrebbe essere così cortese da mescermi un bicchiere di vino?”

I

Indormensà: Addormentato. Si usa molto anche riferito a persona di non brillante intelletto, o un po’ rincoglionita in un dato momento.
Insulso: Insipido. Molto usato però in senso figurato. Di cosa o persona noiosa e priva di interesse. Insipido, nel senso di poco sale è Desaììo.
Invìa:
Intrad. Si usa come ausiliare, esattamente come Drìo. 

L

Lesèna: Ascella. Non so perchè ma a fa di un volgare, questo termine…
Ligaòr/Ligaòra: Ramarro/lucertola. Esempio: “Te ghè na sièra ancò, che te pari un ligaòr” – “Hai un colorito poco sano, oggi. Pari un ramarro”
Ligamasso: Lumaca ma senza guscio. Col guscio sarebbe Bogòn.
Luamàr/Loamàr: Letamaio. Molto usato in senso figurato o per comporre simpatici scherzi. Esempio: “Te pari un luamàr..” – “Sarebbe ora di lavarsi”/”Mangi troppo”/”Bevi eccessivamente”, dipende dal contesto. “Bèle chele scarpete nòve… No me le matarèa gnanca par anàr a far quatro salti su un luamàr” – “Belle, le tue scarpe nuove! Non le indosserei nemmeno per andare a fare due passi su un letamaio”.
Ludro: Lurido. Ma è usatissimo in senso figurato. Si usa per riferirsi a persona con poco autocontrollo. Esempio: “Te magni come un ludro!!” – “Mangi troppo e in modo poco educato!”

M

Malcunà/Malcagà: Poco cullato durante l’infanzia. Esclusivamente in senso letterale, molto frequente. Esempio: “Te si un malcunà!” – “Sei uno stronzo/vigliacco” Poco prima di Fiòl de ‘na ‘roja.
Maraia: Gruppo di persone, gente. Si usa MOLTISSIMO per indicare la compagnia di amici. Esempio: “La maraia dei butèi” – “Il gruppo dei miei amici”
Moreciola: Topolino di campagna, quelli piccoli che fan poco schifo. Altrimenti Pantegana.
Musso: Asino, in senso letterale. Esempio: “Sa ghè da magnàr de bòn?” “Bigoli col musso” – “Cosa fate di buono da mangiare?” “Bigoli con il ragout di asino”.

N

Naòni: Non so cosa siano, è una verdura, tipo cipolla, che fa molto scoreggiare. Si usa in un modo di dire: “Ciapàr ravani par naòni” – “Prendere fischi per fiaschi”.

O

Olfo: Persona molto oltre l’ubriachezza molesta. Esempio: “Te s’eri olfo” – “Eri completamente pieno”.
Onto: Sporco, ubriaco. Si usa in entrambi i contesti, ma si intende MENO ubriaco, rispetto a olfo.

P

Pantesàr: Avere il fiatone.
Pero: Bidone. Mancare un appuntamento, in senso figurato. Esempio: “No sta a tirarme el pero anca staolta!” – “Non mancare l’appuntamento, anche stavolta!”
Pesaton: Pedata/Pestone.
Piròn: Forchetta
Pìtima: Persona lamentosa, noiosa e petulante. Esempio: “No fàr la pìtima!” – “Non lamentarti per nulla.”
Pito: Tacchino. Esempio: “te si rossa come un pito” – “Sei rossa (scottata) come un tacchino”

Q

Quarèl: IL mattone.

R

Rasìa: Bestemmia. Esempio: “Arda, ho tirà tante de quele rasìe…” – “Ho bestemmiato ripetutamente”
Raspeghìn: Raucedine (!?). Usatissimo!!! Si usa in realtà per indicare quella sensazione che precede l’influenza o il raffreddore vero e proprio che non è nè mal di gola, nè abbassamento di voce, è un po’ tutto. Esempio: “Come stèto? Ghèto el rafredòr?” “No, gnanca… Gò un raspeghìn …” – “Coem stai? Hai il raffreddore?” “No, non proprio, ma ho un … raspeghìn”
Regatàr: Vomitare. Esempio: “Ieri gò regatà anca to mare” – “Ieri ho vomitato tutto ciò che avevo mangiato”
Roia/Roiòn: Signorina di facilissimi costumi, in senso figurato. Esempio: “Te si vestìa come ‘na roia” – “Sei vestita in modo volgare”
Ropetar: Andar dietro a cose inutili, perder tempo. Muoversi senza scopo. Balbettare. Esempio (sentita davvero da me qualche anno fa in una nota trattoria a Verona): “Signor Ropeton, come mai questo soprannome?!” “A-a-a-a, diocàn! No vedìto mìa cc-cc-come ca Ropèto!?!”
Rumàr: Cercare (con le mani, scavare). Esempio: “Eto provà a rumàr nèle sgaùie?” – “Hai provato a cercare nel pattume?”

CAN DAL PORCO!!! NEVEGA!!! EVVIVAAAA!!!

S

S-cianta/S-ciantina: Poco poco poco… Esempio: “Dàme ‘na s-cianta de vìn” – “Dammi un goccino di vino”. “Go ‘na s-cianta de mal de testa” – “Ho un pochino di mal di testa”.
Savàta: Ciabatta.
Sboldro: Ciccione. Molto, molto usato. Piuttosto spregiativo, anche. Esempio: “Te si proprio un sboldro de merda” – “Sei ingrassato troppo”.
Sboro: Freddo. Esempio: “Gh’era un sboro che no te digo” – “Faceva freddissimo”
Sìgàr: Piangere, urlare. Esempio: “El buteleto el seìta a sigàr, no ghe ne poso più” – “Il bambino continua a piangere, non ne posso più”.  “L’èto finìa de sìgàr!?!” – “La smetti di urlare!?”.
Spaìso: Disordinato, con l’aria persa. Esempio: “Te ghè i cavèi spaìsi” – “Sei spettinato”
Strabucàr: Inciampare. Esempio: “Ostia! Son strabucà, momenti me còpo!” – “Accipicchia, sono inciampata, ho rischiato di farmi del male”.

T

Tacaìsso: Appiccicoso, anche in senso figurato.
Tacolento: Appiccicoso in senso NON figurato.
Tajòn: Furbo, persona “di mondo”. Esempio: “Sta ‘tenta Ana, che l’è un tajòn chel lì…” – “Attenta Anna, che quel ragazzo è furbo e inaffidabile…” Infatti. Dentro con tutte le scarpe.
Tastar: Assaggiare, da cui Tastasal.
Tortor: Imbuto.

V

Vacadì/Vacadè: Esclamazione, rafforzativo. Usatissimo. Evidentemente origina da una bestemmia. Esempio: “Vacadì che straca che sòn” – “Caspita, come sono stanca”
Vecio: Vecchio. Usatissimo come modo per chiamare qualcuno. Esempio: “Eh là, Veciu!! Com’ èla!?!” – “Ehi, amico, come va?”

Z (ma anche S, dipende da dove sei, in città la Z non si usa, nelle Basse è tutto Z)

Zdinzala: Zanzara, quelle toste, delle Basse.
Zo: Giù.
Zurla: Altro grosso insetto delle basse, una mezza via tra un moscone, un calabrone e non cosa. Punge e rompe i coglioni.

Bòn! Fatto, adesso vado a vedere la neve, che vien giù che dio la manda!